
“AC-CORDARSI” PER IL BENE COMUNE

CONTRO LA PIRAMIDE: LAVORO E CULTURA
HO VINTO IL PREMIO NOBEL

Quando mi è stato comunicato di avere vinto il Premio Nobel per la medicina, varie emozioni si sono sovrapposte dentro di me, rendendo difficile descrivere quella sensazione di enorme gioia mista a stupore e anche a paura. Era un sogno che diventava realtà, ma la mia mente in quel momento sembrava incapace di vivere quella realtà. Il premio Nobel è un riconoscimento di prestigio mondiale e non si vince facilmente: “non è possibile — ho pensato — che sia toccato proprio a me!”
È il 7 ottobre del 2024, mi trovo a Stoccolma, eccomi qui su un enorme palco, circondato da un’ondata di ammirazione, gratitudine e forse da una leggera invidia da parte degli altri colleghi scienziati. Sì, sono molto felice, ma allo stesso tempo piuttosto spaesato e non capisco cosa stia provando. Provo a fare ordine: il primo pensiero che mi attraversa la mente è quello di una enorme responsabilità: ricevere un simile premio non significa solo un riconoscimento per il mio lavoro e per i miei studi, ma anche un impegno che mi accompagnerà per tutta la vita. La medicina è una disciplina in continua evoluzione e ogni passo avanti è frutto di sacrifici, di anni di lavoro e di sperimentazioni.
Fin da piccolo, vedendo piangere tante persone attorno a me per la morte di loro cari, avevo in mente che doveva pur esserci un modo per sconfiggere il cancro che immaginavo come una orribile bestia che mangia le persone da dentro! Appena sono stato in grado, per anni ho studiato come modificare e annientare le cellule cancerogene. So che la mia non è ancora la soluzione definitiva, ma pare proprio che il mio lavoro sia un grande passo avanti!
Nutro un profondo senso di gratitudine soprattutto verso coloro che hanno creduto in me quando ero solo un giovane ricercatore con molte incertezze: penso a tutti gli aiuti che ho ricevuto e ai sacrifici fatti durante gli anni di studio e di lavoro, alle difficoltà incontrate nel portare avanti ricerche complesse. Penso alla mia carriera che non è mai stata facile, ma ogni difficoltà sicuramente ha contribuito a costruirmi come persona e come scienziato. Vincere il Nobel non è stata solo una vittoria personale, ma anche la dimostrazione per tutti della energia che si sprigiona dalla costanza e dalla determinazione