
DALLA LEGGE AL METODO
LA SCUOLA MEDIA ACCUSA LA SCUOLA ELEMENTARE

Premessa
La scuola elementare costituisce un ben distinto “grado” dell’ordinamento scolastico all’interno del quale il secondo ciclo ha un’importante funzione di maturazione della fanciullezza.
È interessante assumere come angolo di visuale la scuola media, in particolare la prima media, per valutare in che misura la scuola elementare abbia finora raggiunto i propri obiettivi.
Molte perplessità sono state manifestate a questo proposito; cito qui il parere del Bassi [A. Bassi, citato in Scuola elementare e scuola media, in: “La scuola media e i suoi diritti”, 1, 1966, pag. 18.], che può essere considerato riassuntivo di gran numero dei giudizi negativi.
l Bassi afferma che la scuola elementare non ha mai effettivamente raggiunto (e non può con le attuali strutture raggiungere) i propri obiettivi programmatici, e precisa che “la scuola primaria fa affidamento su un bagaglio linguistico che non c’è ed è presunto che esista (…). L’astrattezza non si limita all’insegnamento linguistico, ma investe tutta la scuola elementare (…). I programmi della scuola elementare sono validi per una minoranza di bambini italiani”.
Tra la scuola elementare e la scuola media esiste una soluzione di continuità, benché sia chiaramente affermato dai programmi della scuola media unica del 1963 che “l’insegnamento all’inizio si innesterà sull’effettivo grado di sviluppo e di preparazione conseguito nel corso dell’istruzione primaria, tenendone presenti i caratteri”.
Se noi esaminiamo in concreto a quale livello si collochi la frattura fra scuola elementare e scuola media, possiamo individuarla proprio “nello scarto di livello fra la preparazione che la scuola elementare effettivamente dà ai suoi allievi e quello che la scuola media si attende” [G. D’Amico, Incontro con i professori della scuola media Brescia, Provveditorato agli Studi di Milano, Circoscrizione VI, 1° circolo didattico Sesto S. Giovanni, 4–4‑68, pag. 4, Relazione dattiloscritta].
Dove per preparazione si deve intendere non solo o non tanto il bagaglio di nozioni, ma anche una serie di atteggiamenti e di capacità (autocontrollo, esperienza di rapporto sociale, ecc…) necessari per la scuola di secondo grado.
Questa disfunzione attende una soluzione che garantisca ai preadolescenti una continuità di educazione; il colmare questa frattura non deve però avvenire a detrimento dell’una o dell’altro ordine di scuola.
Un abbassamento del livello della scuola media sarebbe un errore pedagogico: infatti la scuola media è “secondaria”, perché deve educare dei ragazzi preadolescenti, e quindi i metodi e la metodologia devono essere adeguati alle mutate situazioni psicologiche degli alunni.
Il problema del rapporto fra le due scuole è stato oggetto di attenzione da parte del Ministero della Pubblica Istruzione, che ha espressamente voluto che si svolgessero incontri fra i docenti della scuola media e i Direttori Didattici “per una migliore conoscenza dei programmi di insegnamento e degli orientamenti educativi e didattici delle due scuole” [C.M. n. 4577/4 del 20–1‑1966].
Il tema specifico della collaborazione è stato ribadito nella successiva circolare ministeriale del novembre 1968 [C.M. n. 461 del 15-11-1968].
Quello che dicono i professori
I rilievi che i professori della scuola media muovono alla scuola elementare sono di due ordini: programmi e livello di scolarità degli alunni.
Per quanto riguarda i programmi, essi vengono definiti superati e “costituiscono un serio ostacolo a quel processo di unificazione della scuola obbligatoria dal sesto al quattordicesimo anno che andiamo faticosamente seguendo” [D. Marchi, Rapporti fra scuola elementare e scuola media, in: “Scuola e città”, 1965 (17), nn. 4–5, pag. 165].
Infatti la scuola media, che necessariamente deve porsi in continuità logica e psicologica della scuola precedente, obietta che, essendo i programmi della scuola elementare inadeguati, essa si trova nella condizione di dover proseguire lungo una linea mal fondata.
Numerose altre critiche vengono mosse ai programmi; cito come esempio alcuni appunti mossi dai professori verso i programmi della scuola primaria:
- Globalismo, ambientismo, sviluppo del sapere a forme edulcorate di cultura, sono gli aspetti e i fondamenti più discutibili di essi (programmi).
- Attività manuali, pratiche e ludiche: mere dispersioni.
- Scarsi i contenuti programmatici di geometria: il cerchio torna decisamente in quarta e quinta, piramide, cono e sfera in quinta [A. Celli, Incontri scuola media scuola elementare, in “Scuola italiana moderna”, n. 19, 1969, pag. 14].
Per quanto riguarda queste ultime critiche, è necessario però notare che sono l’espressione di una mentalità molto lontana dalla scuola elementare, come può essere appunto la mentalità di un professore, ex insegnante della scuola Bottai, che non ha preso coscienza dello spirito della Riforma del ’63.
Per quanto riguarda l’effettivo livello di preparazione, che i fanciulli dimostrano di aver raggiunto al momento del loro ingresso nella scuola media, non è possibile fare un discorso in assoluto. Infatti, la nuova scuola media, orientativa e non selettiva, opera in situazioni estremamente varie, che vanno dalla scuola che accoglie fanciulli provenienti da pluriclassi di campagna, a scuole che ospitano allievi della periferia di grandi agglomerati urbani, a scuole di centri cittadini, che conservano ancora le caratteristiche della vecchia media Bottai.
È chiaro che il fanciullo proveniente da una pluriclasse situata in una zona isolata di montagna o in un’area in via di spopolamento presenterà delle caratteristiche di comportamento e una serie di attitudini diverse da quelle di fanciulli di città. Avrà inoltre un patrimonio di esperienze più limitato o un livello di preparazione generalmente inferiore.
Anche le scuole medie delle grandi città accolgono alunni di diversa provenienza. Le scuole medie costruite negli ultimi anni nei quartieri periferici accolgono i figli degli immigrati, degli operai, dei contadini recentemente inurbati, fanciulli che hanno frequentato la scuola elementare in aule con un altissimo indice di affollamento.
Le scuole del centro accolgono invece fanciulli di famiglie benestanti, che hanno frequentato le elementari in scuole “signorili”, o hanno alle spalle un patrimonio culturale e una storia personale ricca di incontri ed esperienze arricchenti. Tutto questo permette loro di accedere alla scuola media in condizioni di netta superiorità rispetto ai coetanei della provincia e della periferia.
A causa della molteplicità delle situazioni in cui opera la scuola media, è impossibile stabilire, con un unico giudizio, quale sia il livello di preparazione degli alunni che si accingono a frequentare la prima classe della nuova scuola. È possibile invece fare dei discorsi relativi a situazioni particolari. In altre parole, è possibile ed utile che le due scuole operanti nel medesimo contesto sociale, confrontino il loro operato e, di conseguenza, esprimano un giudizio sulla propria validità.
Senza avere la presunzione di tracciare un quadro valido per ogni situazione particolare, delineo alcuni giudizi sulla scuola elementare espressi dai docenti della scuola media.
Per evitare generalizzazioni fuori luogo, preciso che i rilievi che intendo esporre sono particolarmente validi per gli ambienti tipici della periferia cittadina, luogo dove si è svolta la mia ricerca sul campo (seconda parte di questa tesi).
Dal punto di vista della formazione degli alunni negli aspetti che interessano da vicino l’attività scolastica, i ragazzi e in particolare le ragazze “mancano di spirito dilettantistico e di collaborazione (…), di abitudine alla vita associativa, di affiatamento” (Ibidem, pag. 2.). In altre parole, i ragazzi che accedono alla scuola media non hanno esperienza della vita e del lavoro di gruppo, hanno cioè vissuto gli anni della scolarità elementare in rapporto di dipendenza unicamente del maestro e non hanno compiuto l’esperienza della dimensione alunno-alunno. In queste condizioni i ragazzi non sono in grado di vivere la classe come comunità di lavoro.
Un altro aspetto negativo è rappresentato dalla scarsa capacità di distinguere l’essenziale dall’accessorio, di riconoscere cioè la sostanza degli argomenti di studio. Troppi alunni non sanno seguire il filo logico e studiano mnemonicamente, il che non è più possibile nella scuola media: non sanno cioè studiare.
Accanto a queste carenze, però, negli ambienti di periferia è facile trovare nei ragazzi una maturità sufficiente “anzi per alcuni versi superiore a quella normale: all’opera formativa della scuola elementare si è aggiunto, in forma diversa e spesso contrastante, una situazione familiare che ha contributo a maturarli rapidamente, con una esperienza di vita non facile, portandoli a una forma di autosufficienza. Questo stato di cose presenta indubbiamente dei lati negativi, ma ne ha anche di positivi; infatti raramente nelle scuole di periferia si lamenta la presenza di ragazzi “troppo infantili”, a differenza delle scuole del centro, nelle quali spesso i ragazzi cresciuti in ambienti piccolo-borghesi sono caratterizzati da immaturità e infantilismo originati dalla angustia dell’ambiente (individualismo, impossibilità di vivere esperienze extrafamiliari) o dalla iperprotezione dei genitori.
(continua)