
NOI, ENERGIA: IL TEATRO IN ACCADEMIA

LA SCUOLA MEDIA ACCUSA LA SCUOLA ELEMENTARE
DALLA LEGGE AL METODO

Prima di in-Dantarci – proprio come direbbe il Sommo poeta – e concludere l’anno con le sublimi terzine della Commedia, sostiamo un momento sulla nostra Costituzione, frutto anch’essa di intelligenze e cuori sommi. Scavando fra le macerie della guerra, negli obbrobri del fascismo, così come nel desiderio forte di giustizia e nella forza propulsiva della rinascita, le Madri e i Padri costituenti stilarono quella che ancora oggi, e a detta di tutti, è una delle migliori costituzioni esistenti al mondo.
Dopo i noti dodici Principi generali, la prima parte della Costituzione tratta dei diritti e dei doveri dei cittadini, mentre la seconda si concentra sull’Ordinamento della Repubblica.
Il Titolo I, il Parlamento, dedica l’intera Sezione II alla formazione delle leggi: gli articoli vanno dal 70 all’82.
Li percorriamo lentamente con i ragazzi, ragionando, con le pur modeste conoscenze di diritto costituzionale che abbiamo, sul bello e il buono di ogni principio.
Ma lentamente ci accorgiamo che ragazzi di prima, seconda e terza media, a riguardo, non sanno pressoché nulla, dove il pressoché è un orpello riempitivo: non intendiamo un legittimo nulla sulla formazione delle leggi, ma nulla delle cariche dello Stato, i nomi dei presidenti attuali, i luoghi della politica, la storia della Repubblica; certo, la separazione dei poteri l’hanno imparata tutti quando, nel corso dei nostri sabato mattina, abbiamo parlato di Montesquieu e di Beccaria; ma nessuno è al corrente nemmeno degli imminenti referendum che, per quanto effettivamente poco gettonati e poco risonanti, compaiono timidamente qua e là nell’universo multimediale del momento.
Per questo, lungi dal voler proporre la nostra trattazione sul tema del potere legislativo, sostiamo volentieri su un cruccio che dà a pensare. Partiamo da una domanda: da anni sentiamo parlare dell’insegnamento dell’educazione civica nelle scuole di ogni ordine e grado: a dirla tutta, sembra che questa materia la faccia da padrone o la debba fare da padrone nelle classi dei nostri ragazzi; sembra che non sia più disciplina di appannaggio del professore di Storia o di Lettere, ma che ciascun professore ne debba fare oggetto del suo programma didattico: che potrebbe anche essere una idea sana e proficua, se si potesse comprendere in cosa consista esattamente oggi l’insegnamento dell’educazione civica. Cosa si insegna, se i ragazzi di terza media non conoscono la divisione delle camere, né l’esistenza del referendum come forma di democrazia diretta, né la data di nascita della Costituzione? La domanda non è retorica e non contiene accento polemico, perché la Pb è amica sincera della scuola: è una domanda reale che cerca un confronto.
Chi scrive ha più di cinquant’anni e ricorda ancora il libro verde e quadrato di educazione civica delle medie: era la brava professoressa di Storia che se ne occupava, corredando il suo insegnamento con la lettura dei quotidiani ogni lunedì mattina: dal quel libro quadrato ho imparato le prerogative del Presidente della Repubblica, il sistema elettorale, i dodici Principi generali della Costituzione.
Ripercorriamo velocemente le tappe attraverso cui, negli ultimi anni, l’insegnamento dell’educazione civica è tornato alla ribalta della formazione dei nostri ragazzi. Poiché non le ricordiamo in modo preciso, cerchiamo e leggiamo in rete:
Il 5 settembre 2019 è entrata ufficialmente in vigore la legge con cui è stato reintrodotto [era stato abolito? quando?] l’insegnamento dell’educazione civica nelle scuole di ogni ordine e grado: primaria, secondaria di primo grado e secondaria di secondo grado. Non solo, la riforma prevede anche l’avvio di attività di sensibilizzazione sulla cittadinanza responsabile nella scuola dell’infanzia..
Il 22 giugno 2020, il Ministero dell’Istruzione aveva emanato un Decreto Ministeriale con cui rendeva note alle scuole le Linee guida per l’insegnamento dell’educazione civica. In particolare, il testo dettaglia quelli che sono gli aspetti contenutistici e metodologici della materia e alcune specifiche che hanno a che fare con la sua trasversalità, la contitolarità e la valutazione di fine anno.
Aggiornamento settembre 2024. Il Ministro dell’Istruzione ha firmato il Decreto ministeriale n. 183 del 7 settembre 2024, che introduce un aggiornamento delle linee guida per l’insegnamento dell’Educazione civica nelle scuole. A partire dall’anno scolastico 2024/25, i programmi scolastici saranno strutturati in base agli obiettivi e ai traguardi di apprendimento stabiliti dal Ministero. In particolare, i temi fondamentali delle lezioni di Educazione civica sono stati rivisti e ampliati. Le Nuove Linee Guida per l’insegnamento dell’educazione civica definiscono in modo dettagliato gli obiettivi di apprendimento, specifici per ogni livello scolastico, articolati in tre aree tematiche principali, da sviluppare attraverso attività didattiche: Cittadinanza Digitale, Sviluppo Economico e Sostenibilità, Costituzione.
Se l’ultimo intervento ministeriale è molto recente e non può forse avere già dato i frutti sperati, è dal 2019 che l’educazione civica è tornata in auge nelle scuole. Com’è allora che i ragazzi non sanno nulla, senza alcun pressoché
Sgorga una riflessione che, forse, dall’educazione civica andrebbe estesa ad altri insegnamenti.
La strenua lotta al famigerato nozionismo, demolito a favore dello sviluppo del pensiero critico, del ragionamento di ampio respiro, della formazione delle coscienze dei cittadini di domani, sembra da decenni – se si pensa che ha fatto la sua prima comparsa nel Sessantotto! – impegnare i ministri dell’istruzione e, a cascata, dirigenti e professori e maestri, in un agone da cui tanto il nozionismo quanto la formazione delle coscienze escono entrambi sconfitti clamorosamente! Sembra cioè che i nostri ragazzi, lungi dal riuscire a formarsi sui banchi di scuola una loro maturità interiore, non giungano più a trarre dalle materie di insegnamento quelle famose conoscenze o nozioni, senza le quali, a ben pensarci, è assolutamente impossibile costruirsi un pensiero e una coscienza critica!
Se non conosci oggi l’esistenza, il significato, la logica del referendum, perché domani dovresti andare a votare, sacrificando una domenica di giugno fuori porta? Al lavoro, qualsiasi lavoro anche ben retribuito, queste cose non le imparerai più! Se non conosci oggi gli eventi fondamentali delle Guerre mondiali, della formazione dello Stato di Israele, della disgregazione dell’Impero russo, da dove trarrai domani le coordinate per esprimere un giudizio e partecipare in maniera fondata a un dialogo di attualità? Se non conosci oggi le province del tuo Paese, le capitali del tuo continente, i paesi del tuo mondo, il loro patrimonio artistico, come potrai domani avere voglia di viaggiare in modo responsabile e consapevole, come potrai gioire della diversità, avere una mente curiosa e spalancarti al nuovo? Se non conosci la storia delle migrazioni dei popoli – incluso quello italiano –, come potrai domani spalancare le braccia ai fratelli che fuggono la miseria?
Fermiamoci e riprendiamo in mano le nozioni: sono esse i mattoncini di lego che servono a costruire meraviglie! Mettiamo dentro, prima di pretendere di tirare fuori; costruiamo una solida, potente impalcatura e poi lasciamo che i ragazzi vi si arrampichino per spiccare il volo!
Se questa riflessione può trovare posto fra gli articoli dell’Accademia è esattamente perché così essa funziona: è vero che i ragazzi dialogano fra loro e con gli adulti; è vero che si confrontano con i giganti del pensiero, con opere ponderose e capitali… ma lo fanno solo dopo che adulti studiosi e appassionati le hanno introdotte loro, insieme ai loro contesti storici, culturali e creativi e alle biografie degli autori. Perché proprio queste nozioni permettono all’opera di essere una realtà vitale, generata in una storia particolare e riconsegnata a una storia universale. Per due interi incontri mettiamo dentro con coraggio e solo al terzo proviamo a tirare fuori; trascrivere una scheda dell’opera, piena di informazioni dettagliate, leggere e apprendere dalle parole stesse degli autori è la via che permette ai ragazzi di parlare davvero, di diventare interlocutori dell’opera insieme a noi. I ragazzi non posso esprimersi se non sanno nulla: se, invece di gridare opinioni saccenti e inappropriate, generano pensieri profondi, non è per qualche arcano prodigio, ma perché hanno lavorato sulle nozioni. Una torta non si fa da sé, non si fa senza farina, uova, zucchero e non si gonfia senza lievito!
Ma torniamo all’educazione civica: pare che essa non faccia che appiccicare sui ragazzi pensieri giganteschi sul diritto, la parità di genere, sull’ambiente, sulla tecnologia con le sue luci e le sue ombre, sull’inclusione degli stranieri, ma nessun professore pretende più da loro che conoscano gli organi dello Stato, la storia del voto e, allo stesso modo, i fiumi e i laghi e le città, il calcolo mentale e la storia delle migrazioni dei popoli, con le date, i nomi e i luoghi, elenchi di date, nomi e luoghi… e così i pensieri sono solo fragili post-it di mille colori, sovrapposti l’uno all’altro ma destinati a sbiadire e a staccarsi alla prima occasione.
Da sempre in Piccioletta barca spieghiamo ai ragazzi la differenza fra erudizione e cultura: se la prima è il cumulo di nozioni e cognizioni, raggiungibile “semplicemente” con lo studio, spesso mnemonico, la seconda è la preziosa tessitura fra conoscenza e elaborazione personale, riflessione e capacità di collegamento fra le informazioni, è l’originalità del pensiero e la finezza di gusto; da sempre in Piccioletta barca difendiamo e promuoviamo la seconda e ci adoperiamo per darle vita… ma ora suona forte un allarme: non può esistere cultura se non c’è cognizione del passato — con le sue date, i suoi nomi e i suoi luoghi — e non può esistere cultura, se la conoscenza del passato non si attualizza e porta alla conoscenza del presente
Vorremmo una scuola che proprio al fine di sensibilizzare alla cittadinanza responsabile fin dalla scuola dell’infanzia, smettesse di inseguire progetti fantasmagorici e innovativi e tornasse a costruire nelle giovani menti solide coordinate spazio temporali: non sarebbe banale e retrograda perché di questo hanno ancora e sempre bisogno i ragazzi per costruirsi cittadini responsabili!