
LA CLEMENZA NON PUÒ ESSERE FORZATA

POLITICA: UNA QUESTIONE DI CULTURA
CITTADINANZA E CULTURA. RISONANZE.

Cicerone, una delle personalità più feconde, complete e raffinate del mondo latino — avvocato di spicco, letterato, filosofo, poeta -, in questa famosa orazione difende il poeta Aulo Licinio Archia che, nato in Siria nel 118 a.C, dopo lunghi viaggi per il Mediterraneo, grazie alla sua opera artistica, si guadagnò la stima e l’affetto di grandi personaggi. Prima di stabilirsi a Roma, si fermò a Eraclea, città lucana federata all’Urbe, dalla quale fu premiato con la cittadinanza onoraria. Grazie alla Lex Plautia Papiria, dell’89 a.C., ottenne anche la cittadinanza romana, salvo poi vedersela strappare dalla Lex Papia de civitate del 65 a.C. che imponeva la messa al bando da Roma di quanti si riteneva avessero usurpato il titolo di cittadino: loschi giochi politici, un colpo tirato ai suoi protettori, niente a che fare con i suoi meriti… Accusato, con il ricorso a penosi cavilli giudiziari, di avere acquisito illecitamente la cittadinanza, fu difeso con forza e con successo da Cicerone con questa importante orazione, in cui il grande oratore difende non solo l’uomo, ma il concetto stesso di cultura, arte e humanitas che aiuta i giovani a crescere, offrendo loro aiuto e conforto in ogni situazione della vita. E poi: un giovane in ricerca, che studia e che fa della cultura la sua veste quotidiana è cittadino del mondo: non importa dove sia nato e dove la vita lo porti a vivere.
Quante risonanze dolci-amare…
Quanti ritratti di personaggi illustri da ammirare e imitare ci hanno lasciato gli scrittori greci e latini! E io, tutte le volte che rivestivo una carica della repubblica, conformavo il mio cuore e la mia mente al pensiero dei grandi del passato. Qualcuno chiederà: «E con questo? Vuoi dire che tutti quei grandi uomini, del cui valore rimane testimonianza nelle opere letterarie, conoscessero bene questa letteratura, che tu tanto lodi?». Non è facile esserne certi per tutti, ma so bene cosa rispondere: molti uomini, lo riconosco, pur senza aver studiato, ebbero qualità straordinarie e rivelarono un grande equilibrio per una disposizione naturale, quasi divina. Anzi, potrei aggiungere che più spesso, per arrivare al successo, si sono dimostrate maggiormente efficaci le doti naturali senza studio, che lo studio senza doti naturali. Di una cosa, però, sono proprio convinto: quando a un’indole nobile e ricca di talento si aggiunge uno studio metodico e ordinato, allora il vero genio si manifesta! Mi riferisco a una serie di uomini del passato, ben noti ai nostri padri […] i quali, se avessero ritenuto lo studio della letteratura del tutto inutile per comprendere e coltivare i grandi valori, non si sarebbero dedicati a esso con tanto fervore. Ma quand’anche non si manifestassero frutti tanto preziosi e a questi studi si richiedesse solo il piacere, anche in questo caso, come credo, dovreste giudicare questa ricreazione dello spirito la più nobile e degna dell’uomo. Infatti, gli altri tipi di svago non sono adatti a tutte le circostanze, a tutte le età e a tutti i luoghi; questi studi letterari, invece, aiutano i giovani a crescere, dilettano gli anziani, celebrano gli eventi favorevoli, offrono aiuto e conforto durante le avversità, rallegrano entro le mura domestiche, non sono d’impaccio fuori, ci tengono compagnia durante la notte, in viaggio e in vacanza. […] Quindi, o giudici, poiché siete estremamente civili, considerate sacrosanto questo titolo di poeta, che mai nessun uomo, neanche barbaro, osò profanare. Le montagne e i deserti rispondono alla sua voce, persino gli animali più feroci diventano mansueti e si fermano al suo canto: e noi, che siamo stati educati esemplarmente, non dovremmo essere colpiti dalle parole dei poeti? Gli abitanti di Colofone sostengono che Omero sia loro compatriota, quelli di Chio lo rivendicano a sé, i cittadini di Salamina insistono di avergli dato i natali; quelli di Smirne, poi, ne sono così convinti che gli hanno persino dedicato un tempietto in città e numerosi altri se lo contendono con accanimento.
Dunque tante persone reclamano, anche dopo la morte, uno straniero, per il semplice fatto che fu un poeta; e noi rifiuteremo Archia, che è vivo e già ci appartiene, per sua scelta e per la legge?