
25 APRILE

1 MAGGIO 2024
MARTIN EDEN — O CUPIDO, QUANTUS ES!

O Cupido, quantus es!
«O Cupido, quanto grande è la tua potenza!» esclama Carino, protagonista della commedia plautina Mercator, ardente d’amore per la schiava Pasicompsa.
Dedichiamo l’ultima parte del nostro piccolo anno accademico all’energia che, forse più di ogni altra, compie miracoli: l’energia dell’amore.
Non è semplice parlarne a ragazzi adolescenti che, da una parte, probabilmente ancora non hanno sperimentato l’esplosione dirompente di un grande innamoramento e, dall’altra, facilmente ammiccano e non trattengono risolini nei confronti dell’amica seduta accanto che, in un battere di ciglia, si tinge di porpora in viso, certa che la sua ultima cotta sia nota a tutti.
Si tratta di raccontare ai ragazzi e, presto, di dialogare con loro, a proposito della magia che, nel tempo grandioso dell’innamoramento – non dell’amore eterno, si badi bene –, svelaa ogni essere umano una nuova verità di sé, fa scaturire disposizioni interiori grandiose e ignote e accende in lui il desiderio di diventare migliore.
Capolavori della letteratura mondiale parlano di questa energia:Dante, fra tutti, ne è maestro e cantore supremo, ma, muovendoci fra gli scaffali delle nostre biblioteche interiori, la scelta cade su un romanzo americano tanto bello quanto poco frequentato, almeno negli anni recenti: Martin Eden di Jack London.
Noto al grande pubblico per i suoi memorabili libri per ragazzi – i giovani soci che frequentano il nostro accompagnamento scolastico hanno letto proprio quest’anno Zanna bianca o Il richiama della foresta –, Jack London scrisse romanzi sociali di rara intensità, la stessa intensità con cui visse e consumò la sua troppo breve esistenza: quarant’anni, spesi viaggiando e immergendosi fino al midollo nelle realtà più complesse e oscure, nella transizione culturale ed economica che forgiò la storia americana e mondiale a cavallo fra XIX e XX secolo: giornalista, romanziere, poeta, saggista, drammaturgo, oratore: una prolificitàimpressionante che lo rese protagonista discusso del suo tempo. Personalità irrequieta e impetuosa, non esitò a unirsi alla febbrile corsa all’oro; la sua vita oscillò fra sobrietà e ubriachezza di alcol ma anche di esperienze, fra picchi di felicità e di disperazione e la morte lo colse nel 1916 in circostanze mai del tutto chiarite…
Così, per trovare materiale avventuroso per le sue opere, London non doveva fare altro che attingere alla sua stessa esistenza, raccontando di sé, dei suoi incontri, dei suoi innumerevoli impieghi, delle sue passioni e delle sue convinzioni politiche, della sua infanzia povera, della ricchezza costruita nel tempo a colpi di penna.
Martin Eden, fra tutti, è il romanzo più ricco di spunti autobiografici.
Fin dalle prime pagine del romanzo, si delinea la dirompente personalità di Martin: un marinaio grande e grosso, un ragazzone di ventidue anni, sano e robusto, coraggioso e al tempo stesso dotato di una sensibilità straordinaria, di un commovente e melanconico desiderio di ‘bellezza calda e meravigliosa’; timoroso e insieme orgoglioso e sicuro della propria forza.
Lo incontriamo mentre fa il suo goffo e reticente ingresso nella ricca casa Morse, dove il giovane rampollo di famiglia Arthur loha invitato in segno di riconoscenza per il sostegno decisivo ricevuto dal ragazzo durante una rissa. Martin, che non sa nemmeno dove mettere le sue ingombranti braccia, sa però cogliere tutto di quella casa e dei suoi abitanti: vede e sente tutto, ben oltre il visibile.
Sotto quel suo corpo muscoloso palpitava una sensibilità acuta e nervosa. Al minimo impatto del mondo esterno sulla sua coscienza, i pensieri, le simpatie e le emozioni divampavano e guizzavano come fiamme. Era straordinariamente sensibile e reattivo, mentre la sua immaginazione, fortemente stimolata, lavorava incessantemente a stabilire relazioni di somiglianza e differenza.
Alla terza pagina del romanzo, entra in scena Ruth, la sorella ventiquattrenne di Arthur, e il lettore immediatamente comprende che sarà lei la miccia che darà fuoco alla incontenibile energia amorosa di Martin.
E poi si girò e vide la ragazza. La fantasmagoria del suo cervello svanì alla vista di lei. Era una creatura pallida ed eterea, con occhi azzurri grandi e spirituali e una messe di capelli d’oro. Non capì come fosse vestita, se non che l’abito era meraviglioso come lei. La paragonò a un fiore di un colore oro tenue su un esile stelo. No, era uno spirito, una divinità, una dea; una bellezza così sublime non era di questa terra.
Ruth risveglia in Martin il desiderio di bello e di buono che abita già in lui: ecco la differenza fra un romanzetto rosa che parla d’amore e un grande classico che sa dare parola alla potenza generativa dell’esperienza amorosa. Il grande tema dell’energia dell’amore – spieghiamo ai ragazzi, cercando di profondere tutta la capacità persuasiva che è in noi – non è il battere del cuore e lo sfarfallio dello stomaco, ma è il sorprendente e miracoloso risveglio di energie e potenzialità ignote che solo l’amore sa suscitare.
Persino un innamoramento sbagliato fa accadere qualcosa di grande, fa scoprire qualcosa di sé che, conosciuta, curata, sviluppata o, al contrario, messa sapientemente da parte, rende la vita diversa, più consapevole, più sapiente.
Martin racconta a Ruth le avventure che hanno segnato il suo bel corpo con importanti cicatrici, ma, subito dopo, parla con lei di poesia e di libri, perché è quel luogo di sé che Martin recupera immediatamente nei profondi recessi del suo animo, quel luogo esistente ma non più frequentato.
Uscito da casa Morse, Martin è ubriaco di amore; barcolla verso la sua stanza brutta e povera e lì sente un imperativo interiore che gli fa porre mano alla sua vita, al suo corpo non eccessivamente pulito, ai suoi abiti non curati, ai suoi modi esteriori non coltivati, ma soprattutto alla miniera inesplorata della sua intelligenza sopraffina e del suo animo immenso.
Carino, nella commedia di Plauto, completa il suo appello al dio dell’amore dicendo: «con quanta facilità riempi un uomo di fiducia e poi tutta, di colpo, la togli». L’amore di Martin Eden non sarà tutto rose e fiori, la storia non finirà con il consueto ‘e vissero tutti felici e contenti’, ma questo, lo abbiamo detto, non è un pamphlet rosa, bensì un grande classico che dice la verità dell’uomo, tutta intera. In quella verità, l’energia dell’amore è straordinaria, generativa, artefice di crescita, qualunque sia l’esito cui conduca…