
PRIME SIGNORE DELLA FINZIONE SONO LE MUSE
PREMESSA E JESSIE WHITE MARIO

Si parlava di genialità durante uno degli ultimi incontri con i bambini del Convivio, discutendo se essa sia da reputare un dono assoluto o se invece porti in sé anche dei semi negativi. Poiché i bambini all’unanimità l’hanno archiviata rapidamente come una roba mica tanto bella, foriera di solitudine e difficoltà, siamo modestamente scesi di qualche gradino, chiedendoci in che cosa ci piacerebbe veramente eccellere, cosa vorremmo saper fare davvero bene, tanto da poter dedicarvi la vita.
E tante bambine sorprendentemente si sono espresse per la scrittura… «Vorrei diventare una grande scrittrice!». «Per inventare storie belle, per potere dire quello che penso, per lasciare qualcosa di mio, per trovare i miei libri nelle librerie…».“Sorprendentemente” potrebbe risultare una ingenuità, mi rendo conto, e la scelta facilmente sembra derivare dal contesto culturale su cui è piovuta la domanda e – perché no? – dal piacere di piacere alla maestra Beatrice, che di scrittura è modestissima cultrice e appassionata amante.
Ma cambiamo verso alla medaglia: non potrebbe essere questo esattamente il segno di quanto i bambini siano permeabili all’atmosfera che respirano, alle proposte che ricevono, all’entusiasmo di chi racconta loro storie importanti? Quando la Piccioletta barca era neonata, lavoravamo presso una comunità di bambini sottratti dal tribunale alle famiglie; i bambini, nel trascorrere delle loro giornate, erano accuditi da giovani educatori e ricordo che un giorno, quando ponemmo loro la classica domanda: «cosa farai da grande?», otto su dieci risposero senza esitazione: «l’educatore!». Nessun pompiere, nessun astronauta o benzinaio, nessun veterinario: tutti educatori.
Dunque, ben venga l’esempio e il racconto della vita di grandi scrittrici e di grandi protagoniste della storia dei libri: sono quelle più care al cuore mio e a quello di Silvia, che dividerà con me il lieto compito di presentarle. Cerchiamo chi sia stata loro musa ispiratrice, persone o eventi della loro giovinezza magari, o incontri in età matura: speriamo davvero che questi racconti possano ispirare tante piccole socie (e soci, certamente!) della Piccioletta barca, in un tempo in cui la scrittura sembra tristemente essere diventata la cenerentola delle arti…
Cominciamo da una eroina dei miei sogni: Jessie White Mario. Tutti sanno che, se potessi viaggiare nel tempo, vorrei vivere a Milano negli anni gloriosi del Risorgimento. Nel mio libro Trine scrivevo: «se avessi a disposizione la macchina del tempo è in quel periodo che vorrei volare e vivere l’avventura di una delle eroine nascoste del Risorgimento; le giardiniere, compagne carbonare dei buoni cugini, che ai rigogliosi giardini interni ai palazzi milanesi affidavano i segreti dei loro misteriosi incontri. Maria Gambarana, Cristina Belgiojoso, Teresa Confalonieri, Jessie White: con i loro abiti lunghi tessuti di quel coraggio, quella passione, quel senso di giustizia che bruciano così forte in un cuore femminile! Mi sono sempre vista impavida compagna di un grande combattente, padrona di casa di un colto salotto milanese che, sognando la nazione e l’indipendenza, ospita riunioni di insospettati cospiratori, escogita sistemi di corrispondenza epistolare segreta, nasconde nelle sofisticate capigliature missive di vitale importanza, cura i combattenti feriti ed estorce informazioni strategiche, beffando in un giro di valzer quel giovane e ingenuo ufficiale austriaco appena giunto in città…».
Jessie White fu giornalista e scrittrice, biografa e coraggiosa divulgatrice degli ideali legati non solo all’indipendenza e l’unificazione italiana, ma anche a cause sociali di grande rilievo, come la condizione femminile, l’istruzione, il sistema penitenziario, la miseria delle campagne, soprattutto al sud.
Se poté avere uno sguardo tanto lucido e obiettivo sulle questioni italiane, fu per l’accurata formazione e per l’atmosfera progressista e liberale che respirò nella sua Inghilterra: nata infatti vicino a Portsmouth nel 1832, si formò in un ambiente sociale legato al liberalismo democratico di Stuart Mill che fu suo ispiratore. La famiglia di costruttori navali possedeva una flotta di velieri che l’avvento dei battelli a vapore mandò lentamente in pensione, segnando un rovescio di fortuna in casa White. Questo evento obbligò la ragazza ad abitudini spartane e forgiò il suo carattere. L’Inghilterra della giovane Jessie viveva una grandissima vitalità economica; un ambiente pieno di fermenti e ricco di contrasti, la nascita dei grandi centri industriali e delle masse lavoratrici, lo svuotamento e impoverimento delle campagne, il solito e inevitabile arricchimento dei ricchi e impoverimento dei poveri…
Jessie osservava e viveva intensamente la sua realtà; terminati gli studi, intraprese subito la carriera giornalistica e frequentò i circoli culturali e politici che, già da inizio secolo, dimostravano grande sensibilità alla causa italiana, grazie alla diffusione degli ideali mazziniani. Particolarmente importante fu la Società degli Amici dell’Italia, nella quale militavano uomini e molte donne, desiderose di approfondire con spirito critico le vicende politiche italiane, promuovendo anche raccolte fondi a sostegno dei moti rivoluzionari. Jessie White divise la sua passione e la sua dedizione fra Mazzini e Garibaldi, animata anche dal desiderio di conciliare le posizioni diverse dei due fari del nostro Risorgimento, cosa che però mai le riuscì.
Mazziniana, tenacemente repubblicana e unitaria, non si arroccò mai dietro alle sue convinzioni, ma seppe sempre volare alto, ponendo l’ideale della libertà dall’oppressore al di sopra di ogni pensiero e ideologia: fu accanto a Garibaldi, cui dedicò opere immortali, e nel 1857 sposò Alberto Mario, altro grande patriota che, amico fedele di Mazzini, tanto da nasconderlo in casa sua, lentamente si staccò dalle idee di questo per abbracciare quelle di Cattaneo, sostenitore della Repubblica sì, ma federale.
Jessie conobbe Garibaldi a Nizza nell’estate del 1854 e ne rimase spiritualmente folgorata, tanto da dichiarargli che da quel momento avrebbe dedicato il resto della sua vita a combattere gli oppressori e alla causa italiana. E lo fece davvero, impegnandosi con l’azione – Garibaldi la volle e l’ebbe come infermiera dei suoi feriti nelle campagne del 1860, ‘66, ‘67 e ‘70 – e con i suoi scritti.
Nel 1856 avvenne invece a Genova il primo incontro personale con Mazzini. Jessie era allora corrispondente in Italia del giornale Daily News ed ebbe così modo di conoscere le grandi personalità del nostro Risorgimento. Tramite Mazzini, conobbe Alberto Mario e accanto a lui visse una vita intensa di lotta combattuta con le sue mani coraggiose di infermiera e vivandiera sul campo di battaglia e con la sua penna di inviata speciale. Accanto al marito, seguì infatti la spedizione dei Mille, la campagna in Sicilia e risalì l’Italia fino all’arrivo a Napoli, città cui si legò con grande passione, tanto da ricevere due medaglie d’oro dai napoletani per il suo coraggio e la sua grande umanità.
Dal 1860, acquistata la sua prima macchina da scrivere, intensificò la sua attività di giornalista, affermandosi come una delle voci più esperte e sensibili su diverse testate internazionali, europee, statunitensi e dell’America latina. Non solo articoli, ma anche saggi in cui raccolse i risultati delle sue inchieste sociologiche. Fondamentali furono le indagini sul campo, specie nei bassifondi napoletani, da cui nacque nel 1877 La miseria di Napoli e tante altre pagine intense su tutti i problemi post-unitari. L’intimità con i grandi protagonisti del Risorgimento le permise di scrivere diverse ricchissime biografie fra le quali, fondamentali, Garibaldi e i suoi tempi, pubblicata a Milano nel 1884, Della vita di Giuseppe Mazzini, anch’essa uscita a Milano nel 1886, quella dedicata al grande medico patriota Bertani, Agostino Bertani e i suoi tempi, del 1886 e la monumentale Vita di Giuseppe Garibaldi del 1893, forse la fonte più completa e approfondita per la conoscenza dell’eroe dei due mondi. Curò inoltre, insieme al marito, con una dedizione davvero straordinaria, l’edizione in tre volumi degli Scritti politici ed epistolario di Carlo Cattaneo, uscita fra il 1892 e il 1901.
Tutti i lavori di Jessie sono densi di una passione autentica e capaci di rappresentare spaccati di vita risorgimentale con un’attenzione e una sensibilità mai viste prima, grazie alla sua intelligenza intuitiva, alla sua capacità di ascolto, a una dote straordinaria nel rendere reali i personaggi di cui scriveva.
Amo Jessie White Mario per tanti motivi: il suo coraggio e la sua determinazione, la capacità di muoversi con la stessa disinvoltura e la stessa intelligenza su un campo di battaglia e davanti a un foglio bianco, l’acume e la tenerezza insieme del suo stile e, forse più di tutto, per l’adesione a cause che non riguardavano la sua casa e la sua patria, ma un paese straniero e, ancora, la sua capacità di superare per un bene superiore le sue più profonde convinzioni politiche, accostando con rispetto e voglia di imparare chiunque avesse da insegnarle qualcosa di grande, sebbene portatore di idee diverse dalle sue: una onestà intellettuale quasi inesistente oggi, cui tutti dovremmo aspirare! Infine, mi piace pensare a quei circoli inglesi di signori e nobildonne – penso particolarmente alla Società degli Amici dell’Italia – come delle picciolette barche, in cui ogni ragazza e ogni ragazzo, respirando idee e passioni autentiche, possano alimentare la loro sete di giustizia e di bene e farne un impegno per la vita!