SUI MONTI A RESPIRARE LIBRI: INTERVISTA A MICHELE BONELLI

Ci eravamo conosciuti, o meglio, eravamo stati tangenti, anni fa, correndo lungo i Navigli milanesi, in un gruppo di aspiranti ed effettivi maratoneti, guidato da una vitale e coinvolgente runner canadese. Da allora, Michele Bonelli non ha mai perso il passo, semplicemente lo ha mosso su diverso terreno, adattandolo al respiro resistente del montanaro.
Da un paio di anni, infatti, il suo tempo ha il ritmo dei giorni in Val Divedro, la valle ossolana che conduce al valico del Sempione. Lì, Michele ha portato “Tomi di carta”, progetto di libreria, biblioteca, abitazione, ospitalità, opportunità. Alle spalle, Rozzano, Milano, la città da bere e quella che, a volte, fa sentire il bicchiere mezzo vuoto.
Me lo racconta al telefono, una sera. Dalla mia finestra, le luci metropolitane, i lampioni, i fanali di spinti dall’eterna fretta, le tante finestre, piccoli sipari su vite alle prese con le routine di fine giornata. Dalla sua, il buio che si distende, risucchia le sagome degli alberi, mentre nel camino danza un fuoco di legna. ”Alexa, spegni la musica” — dice, perché anche nei luoghi isolati la tecnologia è una buona sponda. La giornata tipo è piuttosto piena, c’è sempre qualcosa da fare, da sistemare, da organizzare, la legna da tagliare, i libri da cercare, recuperare e quelli da catalogare, gli ordini da evadere, le spedizioni, ma oggi, no. “Oggi è stata la mia giornata libera, nessun impegno in libreria, tutti i lavori già fatti, legna a sufficienza. Così, sono andato a camminare all’Alpe Devero, fino al lago. Non c’era nessuno, me la sono goduta. In trattoria, ho trovato un piatto di polenta e brasato e, rifocillato, sono tornato a casa.” Davanti alla porta, lo aspettavano due persone che cercavano la libreria: “abbiamo chiacchierato, hanno osservato molto, non hanno comprato niente.” Michele, 68 anni di sereno senso del tempo, parla con ritmo pacato, mi chiedo se si sia acceso la pipa, come lo ritraggono alcune foto che accentuano la sua somiglianza con Hemingway.
Tomi di carta nasce all’ombra della Madonnina. “Mio padre voleva che studiassi Agraria, ma non era il posto giusto per me, così sono andato a Bologna e mi sono laureato al Dams. Tornato a Milano, per oltre venti anni sono stato assorbito dall’attività di progettazione e produzione video per la comunicazione pubblicitaria, ho vissuto una città dinamica e reattiva.” Poi, il mondo cambia: le aziende clienti chiudono o falliscono, arriva il Covid a sparigliare ulteriormente le carte, anche la vita personale subisce una rivoluzione. Michele, però, è un lettore vorace e onnivoro da sempre, ed è proprio nei libri che intravede una via per cambiare. “Avevo una libreria stracolma di volumi, non era facile né logico pensare che mi seguissero tutti nelle varie necessità di trasloco e cosi, ho cominciato a vendere i libri che sentivo di poter lasciare andare.” L’idea funziona. A lui si rivolgono privati che svuotano le librerie, lui raccoglie i volumi, ne fa una selezione, li mette in vendita, on line e appoggiandosi a un magazzino a Rozzano. “Tomi di carta”, perché il libro si guarda, si tocca, si annusa, è un oggetto fisco, è il compagno dei viaggi, reali e della mente.
Milano comincia a farsi stretta per Michele, che pur essendoci nato e vissuto, non riesce più a riconoscersi nello spirito della città. “Perché avere un magazzino nelle nebbie di Rozzano, quando il Covid ci ha insegnato che si può fare la stessa cosa in un posto che possa essere più assonante con noi?”. E i piedi, già avvezzi agli scarponi sui sentieri, lo guidano naturalmente verso i monti.
Così, prende vita il Piano B.
Agli inizi degli anni Duemila, si chiamava downshifting, quello “scalare la marcia” che indicava la scelta volontaria di una vita più semplice e genuina, raggiunta attraverso un preciso programma di riduzione delle ore dedicate al lavoro ( e della relativa retribuzione economica) a vantaggio degli spazi dedicati a famiglia, alla libertà o alla possibilità di dedicarsi a progetti non direttamente collegati a un riconoscimento economico. Prima appannaggio di professionisti e figure dirigenziali, il movimento di ricerca di una vita meno legata al successo economico e più appagante si è allargato, intercettando ogni livello professionale e ogni fascia d’età. Negli ultimi anni, viene definito “Piano B”; visto da vicino, sembra essere, più che una alternativa, il bisogno di riconoscersi in una dimensione di vita che non rifiuta l’impegno, ma rivendica la possibilità di scegliere al di fuori dalle logiche esclusivamente performative.
“Da maggio del 2022 vivo qui, a 1350 metri d’altezza, in una baita semi Walser, che ho interamente ristrutturato. Nella parte del fienile, ho ricavato casa mia, 50 mq che sanno contenere tutto quello che sono. La stalla, invece, si è trasformata nella libreria: sulla sinistra, gli scaffali dedicati alla narrativa, italiana e straniera; a destra, la saggistica, divisa per argomento; al centro, lo spazio per le pubblicazioni dedicate all’arte. Alle spalle della baita, un’altra piccola casa, che ho adattato a foresteria da affittare, dove accolgo ospiti durante tutto l’anno.” Chiunque passi da casa sua, può entrare in libreria, prendere un libro, fermarsi lì a leggerlo, come se fosse in biblioteca, oppure comprarlo o, ancora, ordinarlo online. “La lettura è un campo aperto, una zona di libertà assoluta, dove a guidare è solo la curiosità.”
La libreria, ad oggi, ha 5500 volumi catalogati e altri 10.000, custoditi in un magazzino a Varzo, il centro principale della Valle. Michele viene ancora chiamato quando in una casa si svuota una libreria: lui si presenta e sceglie quali libri tenere e aggiungere ai suoi Tomi. Nessun titolo di nuova pubblicazione, nessun “primo in classifica”, ma tante edizioni vecchie ben tenute, antiche, alcune introvabili, preziose.
E’ andato tra le montagne, perché il silenzio dei boschi gli somiglia.“Io non soffro di solitudine”, tiene a dire, anche se un po’ gli manca Ross, la gallina che gli faceva compagnia, “era intelligente e simpatica, purtroppo, la volpe me l’ha portata via”. La sua storia è piaciuta a La Repubblica: alla fine del 2023, Valeria Teodonio lo ha intervistato per la rubrica Piano B. “Da quel momento, è partito il passaparola che ha richiamato le persone qui: C’è un bel flusso di gente, in prevalenza nella bella stagione, ma, in realtà, durante tutto l’anno, perché il lato impervio dell’inverno ormai non si presenta più, nemmeno in montagna.” Così, alla sua baita arrivano persone da tutto il Nord Italia, sopratutto da Novara e da Milano; vengono i turisti di passaggio e quelli che hanno in valle la seconda casa; vengono maestre che organizzano giornate con le scuole; vengono appassionati di storia o chi cerca libri fuori catalogo. “Spesso si presentano anche ragazzi, hanno tra i 20 e i 25 anni, sono i più entusiasti del progetto, si appassionano all’idea, comprano niente. A me piace pensare che chiunque arrivi qui possa sedersi, prendere un caffè con un libro in mano e godere di quel momento. Leggere è più importante che comprare.”
Gli racconto del nostro centro di cultura, dove i ragazzi stringono amicizia con i libri, con la musica, con l’arte, imparando a fidarsi del loro pensiero, a essere portatori irriducibili di curiosità. Che lettore è Michele Bonelli? “Continuo ad essere un lettore onnivoro. Da giovane leggevo a settori, mi appassionavo di un autore o di un argomento e lo divoravo fino in fondo. Adesso, mi ritrovo spesso a leggere due o tre libri contemporaneamente. Per esempio, sul mio comodino, attualmente ci sono “Una vita violenta” di Pasolini, un trattato del Dalai Lama sul rapporto tra coscienza e neurobiologia e “Damon Copperhead” di Barbara Kingsolver.” Quale libro suggeriresti ai ragazzi? “Ai ragazzi direi di affiancare alla fondamentale lettura dei classici romanzi che li portino dentro l’attualità, dentro storie di persone come loro in contesti che loro conoscono poco e che possono avere modo di scoprire, capire, fare uscire dall’ombra.”
E Milano ti manca? “Ci torno, a volte, per incontrare i miei figli. Sono grato alla città in cui ho vissuto e l’ho anche vista cambiare:è diventata dura, cara, complicata. Quando esci dal sistema produttivo, Milano si sgretola.” Ma si aprono opportunità. La consapevolezza di libertà ritrovata si sente anche nel modo in cui Michele racconta la “sua” valle. “La Val d’Ossola è bella, varia, poco turistica, è un posto vivo e interessante, c’è molta coscienza politica, qui, alla fine del 1944 ci fu la Repubblica partigiana dell’Ossola.”Dalla baita, in pochi minuti a piedi, si arriva a Trasquera, un piccolo comune di 182 abitanti. “Ho scoperto un paese accogliente e aperto. C’è il piacere di incontrarsi, di fare quattro chiacchiere, si sente un reale interesse reciproco, anche se i rapporti non sono approfonditi. Purtroppo, l’unico ristorante del paese recentemente ha chiuso: manca un po’ quel luogo di ritrovo serale, ma non è detto che qualcuno colga l’occasione per riaprirlo e iniziare una nuova vita.”
Tomi di carta è la piccola libreria indipendente più alta di Italia, uno svettante esempio di nuova vita, una silenziosa e attiva resistenza che mette al centro la lettura. Non solo un luogo in cui coltivare il piacere, spesso solitario, di un buon libro, ma l’idea di uno spazio che richiami i residenti, offrendo un servizio e contribuendo a un’idea di comunità vivace nel pensiero, e che si apra all’incontro con chi sia anche solo di passaggio, un viandante dei sentieri, della valle e della lettura.
E non è l’unica: i libri sono stati motore di cambiamento anche per altre vite che hanno lasciato la città, per portare la lettura all’ombra delle vette. Sulle Alpi Lepontine, tra la Val Grande e il Lago Maggiore, Marco Tosi semina libri e passione per la montagna con la sua “Libreria Alpe Colle”, mentre è proprio dello scorso novembre l’inaugurazione, sotto la parete est del Monte Rosa a Macugnaga, in Valsesia, della libreria “Il Parnaso del Rosa”, dove Cornelia Bonardi, lasciata Milano alle spalle, sogna di dare vita a un vero e proprio centro culturale.