
LETTERA A UN MINISTRO DELL’ISTRUZIONE (prima parte)

SAREBBE COSI’ SEMPLICE LA PACE…
CANTARE E’ ALTRO RESPIRO

“Cantare, per l’anima, è come fare zaino a terra per la schiena!” scrive Barba Piero in un libretto pubblicato nel 1919 col titolo “I Canti dei soldati”. Barba Piero, al secolo Pietro Jahier, era un ufficiale degli alpini e a lui si deve la frase “canta che ti passa”, scovata leggendo un’incisione lasciata da uno sconosciuto in una trincea.
Certamente il canto corale, imparato marciando insieme, fu di grande sostegno, un respiro di unione e umanità, per i soldati negli anni bui della Grande Guerra.
Liberatorio, vitale, coinvolgente, ancora oggi, il coro è una forma espressiva di grande valore e un luogo di incontro capace di costruire consapevolezza personale e sociale. Oltre ad essere protagonista di musica bellissima che, nel periodo di Natale, occupa grande spazio nella celebrazione della festa.
Ma facciamo un passo indietro.
Cantare insieme è un atto antico. Aveva un ruolo sociale nelle civiltà mesopoticamiche e in Egitto; a Sparta, musica e canto avevano primaria importanza nell’educazione del cittadino. Nel Medioevo la storia del coro si lega alla liturgia e alle evoluzioni della Chiesa: la Schola Cantorum viene riformata da papa Gregorio Magno, cui si deve il canto gregoriano. Per non parlare della funzione educativa del coro, ufficialmente inserito dalla Riforma di Lutero come disciplina nelle scuole del popolo. Con la comparsa in Occidente delle prime polifonie, dal IX secolo d.C., nascono i grandi cori delle cattedrali, che con i maestri di cappella diventano un fenomeno del Rinascimento. Nel Seicento, con la nascita dell’opera, il repertorio corale cresce e nell’Ottocento comincia ad appassionare anche i compositori di musica sinfonica: Beethoven, Shubert, Wagner, Brahms scrissero partiture dedicate al coro. Il repertorio interessò anche i compositori classici del Novecento e trovò nuovo vigore popolare nell’affermazione del Gospel, arrivando ai giorni nostri.
E oggi, che cos’è un coro?
In tanti lo identificano nei gruppi polifonici o di voci bianche (solo bambini) che interpretano il repertorio classico o della tradizione popolare nei teatri e, ancora, nelle chiese. Fino a quando S., giovane allievo del nostro Centro di cultura musicale, dice, stupito, a Pilar Bravo, direttore del nostro giovane coro: “ma ti ho vista nel video di Sfera Ebbasta!”. E non solo: Pilar racconta di aver collaborato con Gianna Nannini per ben tre dischi e di essere curatrice dei cori nei brani dei Pinguini Tattici Nucleari. Gli occhi dei piccoli cantori si fanno grandi grandi: davvero un coro può affiancare i loro idoli musicali? Sì, i cori entrano a pieno titolo nella musica contemporanea: rock, pop, r&b, rap, per dirne alcuni. E sono cori curatissimi, contribuendo in modo fondamentale al successo dei brani. Ed ecco perché studiare canto corale è, anche nel nostro Centro di cultura musicale, il nucleo del percorso di formazione anche per chi studia uno strumento: attraverso il canto si arriva a una conoscenza della musica, del ritmo e dell’intonazione molto più profonda.
Venite, provate e, se vi piace, rimanete: è il motto con cui Pliar tiene aperta la porta del nostro — per ora — piccolo coro. Non si può decidere a priori se cantare o no, ma se ti appassioni, poi, non puoi smettere. E lo sa bene lei che a otto anni, a Barcellona, scopre la passione della musica e, facendo l’audizione al Conservatorio, fa una dichiarazione: io diventerò direttore. Così è stato. Ha diretto diverse orchestre tra cui l’Orchestra del Teatro Lirico di Trieste, l’Orchestra Cantelli di Milano e la BCN Sinfonietta; le colonne sonore dei film Vida Mila de M. Leal e Perché non parli di F. Vitali e C. Botta. Ha fondato l’associazione corale SoloCanto di Milano. Una vita nel canto e una grande capacità di entrare in relazione con i più piccoli. “Voglio che i bambini scoprano il desiderio della musica, per questo, di solito non assegno compiti, ma voglio che abbiano la curiosità di andare a cercare e ascoltare i brani che studiamo. Quando tornano e conoscono la melodia, capisco che quella curiosità c’è stata ed è una scintilla che mi piace che mantengano viva.”
Cantare può sembrare un atto del tutto naturale, ma non è così — lo dice, per esempio, la reticenza che si ha, già da bambini, a esporsi cantando da soli di fronte ad altri che ascoltano- e sicuramente non lo è, quando si tratta di cantare insieme.
“Con i nostri ragazzi, sono partita da subito con l’idea di fare coro” — racconta Pilar — “Iniziando a stare insieme, imparare insieme, in primis, la lettura ritmica, giocando insieme, affinché i ragazzi scoprano l’affiatamento, si divertano e si sentano protetti. Da quello si comincia, per fare in modo, poi, che ognuno di loro trovi confidenza con la propria voce, come sta avvenendo ora.”
Quella confidenza è un passaggio importante: vuol dire riconoscere la propria voce, accoglierla, anche quando al nostro orecchio può sembrare “strana”, imparare ad usarla, a metterla in relazione con il respiro e con quelle degli altri componenti del coro. I bambini cantano e si entusiasmano. “In due mesi, abbiamo già un repertorio di sette brani, tratti da colonne sonore di film e cartoni animati. Sono canzoni immediate e piacevoli da cantare, non solo in italiano, visto che possiamo curare la pronuncia dell’inglese, approfittando anche del fatto che nel coro ci sono due ragazzi anglofoni.”
Pilar guarda lontano: non lavora per il semplice qui e ora, ma le piace pensare a un coro in prospettiva. Così, cura l’insieme di voci bianche pensando già a un coro giovanile e a come potrà diventare, poi, coro di adulti. Nei piccoli di oggi si impegna a seminare quel piacere di fare insieme, di dare vita alla musica insieme, che possa accompagnare e mantenersi nel tempo.
Cantare insieme porta benefici profondi, migliorando la percezione sensoriale ed emotiva, potenziando le capacità relazionali, perfezionando la coordinazione motoria laterale e bilaterale, aumentando i tempi di concentrazione e la memoria. Il coro, inoltre, è un luogo di integrazione sociale, di scambio umano e di crescita affettiva.
“Nel coro si compone l’armonia del mondo”, continua Pilar. “Tu metti in atto te stesso come elemento di un corpo dialogante: devi rispettare l’altro, rispettare il tempo dell’altro, che non è solo quello soggettivo dell’apprendimento, ma anche quello della regola, espressa dalla partitura.” E la partitura è note e pause. “Le persone non hanno la percezione del silenzio. Nella musica, la pausa è parte integrante della melodia e dell’identità del pezzo e non deve mai essere vissuta in modo passivo. Nella pausa, in quel silenzio che ha comunque un valore e una funzione, devi imparare a stare, non abbandonato, ma pronto.”
Un lavoro di centratura e disciplina, in cui “ogni voce è essenziale ma in un equilibrio di relazione continua con le altre: un esercizio di ascolto prezioso per la vita. Così, i ragazzi imparano che la loro voce è importante, nel coro e nella società.”
Vogliamo lasciare a chi ci legge e ai nostri coristi un piccolo pensiero per le feste, suggerendo tre musiche natalizie che non possono mancare. “Il Gloria di Vivaldi, è allegro e riempie l’anima. Adeste fideles, che si canta in ogni parte del mondo. E Mariah Carey, voce del repertorio contemporaneo tipico del periodo.”